Avrebbero rivelato notizie riservate sulle indagini sul boss latitante castelvetranese Matteo Messina Denaro a un soggetto ritenuto vicino a Cosa nostra. Con questa pesante accusa agenti della Dia di Palermo, su disposizione del gip del tribunale di Palermo, hanno fatto scattare le manette ai polsi di un ufficiale della Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta e a un carabiniere in servizio a Compagnia di Castelvetrano, paese di origine del capomafia. Il tenente colonnello Marco Zappalà, un ufficiale dei carabinieri in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta, è accusato di Rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e favoreggiamento, mentre Giuseppe Barcellona, un appuntato dell’Arma che lavora a Castelvetrano, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo a sistema informatico.
L’uomo, secondo Repubblica, sarebbe l’ex sindaco DC di Castelvetrano, Antonino Vaccarino, anche lui in manette, già condannato per traffico internazionale di droga e poi diventato un confidente dell’ex servizio segreto civile, il Sisde, dove aveva il nome in codice di “Svetonio” per cercare di catturare proprio Matteo Messina Denaro: l’accusa è quella di aver fatto da tramite e passato a un boss la trascrizione di un’intercettazione.
Vaccarino, personaggio controverso, era stato arrestato nel 1992 perchè indicato dal pentito Vincenzo Calcara che si era autoaccusato dell’omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari, avvenuto nel 1980, di esserne il mandante. Vaccarino, che fu sindaco dal 1982 al 1983, però fu assolto nel 1998 dall’accusa di associazione mafiosa e iniziò la collaborazione con il Sisde. (red)
(sicilia.admaioramedia.it)