Rendere accessibile a tutti ciò che risulta inaccessibile ai più: questa la mission della grande mostra “[In]Accessibile – Storie dagli abissi” inaugurata a Parma nei giorni scorsi e aprte fino al 7 agosto, organizzata dalla Fondazione Monteparma e dalla Regione Siciliana. I più importanti ritrovamenti subacquei effettuati in questi anni dalla Soprintendenza del Mare siciliana, sono esposti nella storica sede della Fondazione emiliana all’interno di un allestimento che mette in stretta relazione reperti archeologici databili dal VII secolo a.C. al I secolo d.C. e innovative modalità di visita immersive, grazie all’utilizzo delle più avanzate tecnologie multimediali e interattive.
Fra i reperti in esposizione, certamente il posto d’onore spetta ai tre rostri in bronzo recuperati a 80 metri di profondità nei fondali di Levanzo, teatro della Battaglia delle Egadi che vide contrapposte nel 241 a.C. la flotta romana a quella cartaginese. Fino ad oggi la Soprintendenza del Mare ha recuperato 19 rostri, elementi in bronzo collocati nella parte anteriore delle navi da guerra con lo scopo di speronare la nave nemica e provocarne l’affondamento. Dallo stesso areale provengono i tre elmi del tipo Montefortino esposti, certamente appartenuti ai soldati della flotta romana: esemplari in bronzo che presentano un ricco decoro lungo la circonferenza e un bottone apicale che a volte ospitava un ricco piumaggio.
Dai fondali di Gela provengono invece due elmi corinzi del VI secolo a.C. e un gruppo di lingotti in oricalco, un metallo leggendario menzionato per la prima volta da Platone nel racconto del mito di Atlantide, e considerato ad oggi uno dei ritrovamenti archeologici più importanti effettuati sott’acqua.
Un louterion del III secolo a.C. (altare costituito da un piedistallo e da un bacino decorato) proveniente dal relitto romano di Panarea ritrovato a 115 metri di profondità e una base di louterion proveniente da Lipari, costituiscono una particolarità unica nel ricco percorso espositivo essendo fra i pochi reperti di questo tipo trovati a profondità così elevate e recuperati direttamente da subacquei e non da robot guidati dalla superficie.
Completano l’esposizione un gruppo di monete puniche recuperate a soli 5 metri di profondità a Pantelleria e facenti parte di un tesoretto costituito da circa 4000 monete, tre ancore in piombo con iscrizioni, ritrovate a Favignana e San Vito Lo Capo, e alcune anfore.
Insomma una mostra che presenta una selezione importante delle ricchezze culturali siciliane e che adesso vengono mostrate fuori dalla Sicilia in maniera innovativa e moderna attraverso il racconto della storia del loro ritrovamento con l’uso della realtà virtuale, per ampliare la narrazione dei reperti e offrire così un’esperienza appassionante e fortemente coinvolgente. Questo è nell’intenzione degli organizzatori la particolarità della mostra che propone per la prima volta, nel corso di una visita di circa un’ora, un approccio che va oltre la fisicità dei reperti. I visitatori, grazie a un tablet in dotazione o con il proprio smartphone, hanno la possibilità di vivere esperienze multimediali per entrare totalmente nello spirito della narrazione. Filmati, ricostruzioni in 3D, esperienze immersive a 360°, proiettano i visitatori in un mondo affascinante e purtroppo per molti, appunto, inaccessibile. Al termine del percorso espositivo, indossando un sistema di realtà virtuale – il primo simulatore al mondo di immersione subacquea applicato ad un sito archeologico – si vivrà l’esperienza di scendere a 115 metri di profondità su un relitto romano, circondati da anfore, ancore, reperti.
Un nuovo approccio alla fruizione dei beni archeologici, in linea con le più moderne tecniche espositive e di storytelling che grazie alla stretta collaborazione e alla cura scientifica dell’Assessorato dei Beni culturali della Regione Siciliana e la Soprintendenza del Mare, vengono presentati con il necessario rigore scientifico, indispensabile per una corretta divulgazione che non lasci spazio a inutili spettacolarizzazioni.
Un connubio fra antico e moderno che rappresenta una delle tante soluzioni per una maggiore conoscenza del patrimonio culturale sommerso, testimonianza fondamentale della nostra storia. Un’accessibilità a un mondo in-accessibile che è stato uno dei motivi conduttori della politica di valorizzazione dei Beni culturali di Sebastiano Tusa, promotore della mostra di Parma e fautore dell’innovazione tecnologica legata alla ricerca archeologica e alla sua divulgazione. Una grande occasione per “tuffarsi” nella storia antica della Sicilia.
Salvatore Emma
(sicilia.admaioramedia.it)