
L’area di ristoro a Segesta
A distanza di otto anni dalla pubblicazione del bando di gara per la gestione dei servizi aggiuntivi nei siti archeologici e museali di Segesta e di Selinunte si è chiusa definitivamente la lunga battaglia processuale che “Munus”, una delle più importanti società nazionali che opera nel settore dei beni culturali, ha sostenuto (supportata dagli avvocati Giuseppe Campana e Letizia Liverini) per vedersi riconoscere la legittimità dell’aggiudicazione della gara. Quasi una “via crucis”, tante e perigliose sono state le tappe del lunghissimo iter procedimentale e processuale; oggi la positiva conclusione del contenzioso apre una nuova stagione per la gestione dei siti della Sicilia occidentale e consente di presentare ai turisti un biglietto di visita adeguato alle evidenze archeologiche.
L’iter era stato avviato nel giugno 2010 con un bando dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Siciliana rivolto ai privati, per l’affidamento della gestione integrata dei servizi al pubblico dell’area di Segesta e quella di Selinunte, parco archeologico più grande d’Europa, ora con una sua riconosciuta autonomia gestionale; nel 2013, però, su impulso dell’allora governatore Crocetta, la procedura di gara era stata congelata fino al novembre 2015, quando l’Amministrazione aveva disposto l’aggiudicazione della gara in favore del raggruppamento di imprese guidato da Munus. Ma circa un anno dopo, nel settembre 2016, la Regione aveva dichiarato la decadenza del raggruppamento di imprese dopo aver ritenuto che una delle società (che aveva il 5 per cento) avrebbe reso una dichiarazione non veritiera: non avrebbe autodichiarato violazioni, costituenti illeciti amministrativi, derivanti da rapporti di lavoro ma al contempo la Regione aveva riconosciuto che le violazioni erano state tempestivamente sanate e non corrispondevano, in ogni caso, a reati di natura penale, commesse peraltro oltre 10 anni prima.
Il contenzioso comunque era andato avanti e Munus aveva impugnato il provvedimento di decadenza dall’aggiudicazione dinanzi al Tar sostenendo che il bando non avrebbe imposto la presentazione di una autodichiarazione in merito alle violazioni. Il Tar nel novembre 2016 aveva rigettato la richiesta di sospensione cautelare e Munus, era andata davanti al Consiglio di giustizia amministrativa che nel febbraio 2017, aveva ritenuto fondate le argomentazioni e aveva disposto la sospensione cautelare del provvedimento di decadenza. Ma il Tar, noncurante delle argomentazioni dei giudici di appello, in aprile aveva rigettato il ricorso proposto da Munus, confermando la decadenza nel merito. Munus aveva impugnato anche questa sentenza e il Cga nell’agosto 2017 l’aveva prima sospesa e nel febbraio 2018 l’aveva riformata confermando quindi l’aggiudicazione a Munus.
Ma l’intreccio diventa degno della trama di un “giallo” quando la Regione, per complicare ulteriormente l’iter, nel periodo compreso tra la pubblicazione della sentenza del Tar e la pubblicazione l’ordinanza cautelare del Cga (circa tre mesi) decide comunque l’aggiudicazione della gara in favore della seconda arrivata, l’associazione di imprese guidata da Cooperativa Culture. Munus impugna di nuovo il provvedimento davanti al Tar che, in considerazione delle precedenti pronunce del Cga prima lo sospende – siamo nel settembre 2017 – e nel giugno dell’anno successivo lo revoca. E così si pone fine a uno ordinario intreccio di burocrazia e giustizia amministrativa siciliana con danni, non soltanto economici, per i mancati introiti alle casse regionali derivanti dalle percentuali non incassate per i servizi oltre quello di biglietteria. Ora si attende il via libera dell’assessorato ai Beni culturali.
Tutto con buona pace dei turisti che, adesso, se ci sarà la collaborazione della nuova Amministrazione regionale, potranno finalmente trovare nei siti archeologici bookshop, gadget, informazioni, brochure, punti di ristoro e informazioni, come in ogni altro museo del mondo.
Francesca Fontana

Il parco archeologico di Selinunte
(sicilia.admaioramedia.it)