La Sicilia è stata negli anni passati il paradiso dei cosiddetti “tombaroli”, coloro che effettuano abusivamente scavi o ricerche in siti archeologici per asportare oggetti preziosi, o comunque di interesse archeologico, per venderli al mercato nero del collezionismo parallelo. Siti come Selinunte furono negli anni ’50 e ’60 a lungo depredati e oggetti preziosissimi rivenduti a poco valore.
Lo stesso stavano tentando di fare anche al Parco di Himera a Termini Imerese, in provincia di Palermo, dove i carabinieri hanno trovato e denunciato sette persone colte mentre stavano tentando di trafugare la scorsa notte beni dal sito archeologico . Dopo aver effettuato uno scavo abusivo, erano intente a ricercare beni nel sottosuolo. Con l’arrivo di altri militari in supporto, i carabinieri sono riusciti a bloccare i ‘tombaroli’ mentre stavano cercando di allontanarsi a bordo delle loro autovetture. Al termine delle perquisizioni sono stati recuperati tutti gli strumenti da lavoro, tra cui: picconi, tenaglie, torce ed altro, constatando inoltre che il tentativo di furto non era andato a buon fine. I sette, ch eprovenivano dalla provincia di Catania, sono stati deferiti in stato di libertà per la violazione del codice dei beni culturali, avendo comunque danneggiato il sito archeologico nel tentativo di trafugare i beni presenti.
Himera fu un’antica colonia greca. Oggi l’area archeologica e l’Antiquarum, sono gestiti dall’assessorato regionale ai beni culturali.