
La Domenica del Corriere dell’epoca
Nel variegato ed organico intervento che il prefetto Cesare Mori svolse in Sicilia dal giugno 1924 al giugno 1929 esiste un fattore che ne prima, ne dopo, si è potuto osservare. La rapidità dell’azione. Benito Mussolini, presidente del Consiglio da un anno e mezzo, viene in Sicilia nel maggio del 1924. La mattina del 6 maggio, all’alba si trova a Monreale dove incontra i cittadini del paese radunati nella Piazza Guglielmo, un canonico lo accompagna all’interno del Duomo per una visita e spiegazione dei mosaici. Finito Monreale, direzione Piana dei Greci. Alla guida dell’auto siede Felice Nazzaro, detto il “cronometro umano”. In una giornata di scirocco e nelle strade dell’entroterra Siciliano del 1924, Mussolini arriva alla Diga in costruzione, al gruppo si aggrega Francesco Cuccia, detto “Ciccio”, Sindaco di Piana dei Greci. Nel tipico linguaggio da mafioso si rivolge al Duce rassicurandolo della sua incolumità perché in quel territorio la sicurezza era garantita da lui. Poche parole gli confermano i rapporti che il Presidente del Consiglio ha ricevuto sulla criminalità organizzata in Sicilia. Invita il Sindaco a scendere dalla macchina e ritorna a Palermo. Continua il giro in Sicilia. L’8 maggio è a Trapani, dove riceve la cittadinanza onoraria, il 9 a Girgenti, dove, durante il comizio pronuncia una dichiarazione di guerra alla criminalità in difesa del popolo siciliano. Piccola nota storica, il 9 maggio di tanti decenni dopo, per la precisione nel 1993, l’allora Pontefice Giovanni Paolo II, sempre ad Agrigento pronuncia nella valle dei templi, il famoso discorso di scomunica ai mafiosi.
Mussolini anticipa il ritorno a Roma, a metà maggio riunisce il suo consiglio di sicurezza, chiede il nome di un funzionario energico da mandare in missione in Sicilia. L’allora direttore generale della Pubblica Sicurezza Emilio De Bono suggerisce Cesare Mori, è già stato in Sicilia, per la precisione commissario di PS a Trapani, ed è lì che viene mandato il primo giugno del 1924. In meno di un mese, la visita di Mussolini, il ritorno a Roma, la nomina, la presa di servizio di Mori. A Trapani resta fino all’ottobre del 1925, dopo aver epurato la provincia paese per paese.
Il quotidiano “L’Ora” del 22-23 ottobre ci fa la cronaca dell’arrivo del prefetto a Palermo. Nei successivi giorni di ottobre visita alle autorità, all’associazione mutilati, commemorazione della marcia su Roma. Riceve gli operai delle officine di casa Sandron, vittime dell’alluvione che aveva colpito Palermo nei giorni precedenti. A novembre, mentre a Trapani continuano le operazioni di Pubblica Sicurezza a Salemi e Marsala, a Palermo comincia la riorganizzazione dei servizi di P. S., un “Te Deum” in Cattedrale, una visita dell’unione industriale in Prefettura, il I congresso regionale agricolo sindacale al Teatro Bellini. Nuovi arruolamenti previsti nel corpo agenti P. S. Conflitto fra un latitante ed una pattuglia di carabinieri, tre carabinieri restano feriti. A fine novembre Mori parte per Roma a rapporto con il Governo. A fine mese l’uccisione di un giovane a Roccella decretata della mafia.
I primi giorni di dicembre messa in opera del piano d’attacco nei paesi delle Madonie. 50 arresti per associazione a delinquere nelle campagne di Gangi ed Alimena. Nuove disposizioni prefettizie per la prevenzione dei reati. Prima decade di dicembre altra partenza del prefetto. A metà mese 142 malfattori arrestati in quel di Piazza Armerina. Una vasta associazione di borsaioli scoperta dalla P.S., 86 persone responsabili di gravi reati di sangue arrestati a Prizzi, Vicari, Alia, Carini. Altre operazioni della polizia in provincia fruttano 93 arresti con la cattura anche di pericolosi latitanti. Una efficace battuta nell’altopiano delle Madonie. A fine mese ad Isnello per l’inaugurazione del servizio automobilistico.
Il primo gennaio 1926 scatta l’operazione Gangi. I comandanti sul campo sono il questore Antonino Crimi, il maggiore dei Reali Carabinieri Artale, il commissario di zona Francesco Spanò, stretto collaboratore di Mori. Centinaia di uomini in campo accerchiano il paese, interrotte le comunicazioni di telefono e telegrafo. Nelle cronache non si fa cenno alla chiusa dell’acqua, visto che l’acquedotto fu costruito tempo dopo. Il banditore legge l’ultimatum del Prefetto per le vie del paese. Le forze dell’ordine invadono il paese. Il brigante Ferrarello si arrende accompagnato dal suo “aiutante maggiore” Salvo Carmelo, la scena è suggestiva, “il brigante con la figura della sua persona, alto, robusto, barba fluente, sciallo sulle spalle, berretto in testa, si presenta a Crimi con la massima gentilezza, come una autentica autorità che si rechi a visitare un’altra autorità” (cit. Sicilia Nuova). Per stimolare il brigante Andaloro a consegnarsi gli sequestrano la folta mandria e la vendono alla popolazione a prezzi popolari.

Alfredo Cucco e Cesare Mori
A metà gennaio Mori e Alfredo Cucco, leader siciliano del PNF, in giro trionfale sulle Madonie innevate, Cerda, Caltavuturo, le Petralie, Gangi, Polizzi Generosa. L’ultimo e il più temibile dei banditi si costituisce. Le bande brigantesche completamente debellate. L’apertura dell’anno giudiziario nella nostra Corte di Appello da S. E. Giampietro. L’azione di polizia si estende fino a Caltanissetta, nuove costituzioni di banditi a Gangi, a Palermo e a Mussomeli. Nove banditi si costituiscono a Mussomeli. Un’associazione a delinquere di “viveurs”. 27 individui associati per delinquere arrestati a Belmonte Mezzagno. Anche i banditi di San Mauro Castelverde si arrendono. Altre costituzioni nelle Madonie. Ventidue arresti a Capaci. La costituzione di due assassini. Altri malfattori si costituiscono a Petralia Soprana. Castelbuono omaggia Mori. Tutti i latitanti di Castelbuono si costituiscono alla P. S. Febbre del Prefetto. La costituzione di due componenti della banda Dina.
Primi giorni di febbraio 1926. Ecco una sequenza dei titoli dei quotidiani dell’epoca: Un rastrellamento della polizia nelle campagne di Prizzi, Gangi e Canicattì. L’autore di un quadruplice assassinio catturato dal nucleo di P. S. di Prizzi. A Bagheria crisi nel corpo delle Guardie campestri. La distruzione di tre bande armate, 130 latitanti si costituiscono o vengono arrestati. Un audace tentativo di evasione del brigante Ferrarello. Una vasta retata di latitanti nelle campagne di Misilmeri, Marineo e Bolognetta. Il brigante Gaetano Ferrarello tenta ammazzarsi in carcere. Congresso Federale degli Enti autarchici e del congresso provinciale fascista. Un bollettino giornaliero che testimonia i primi quattro mesi di azione a Palermo. Quattro mesi che sono il biglietto da visita che Mori presenta alla criminalità organizzata. Quattro mesi in cui arresta l’attività criminale di bande che agivano indisturbate da 33 anni.
Ed è durante il Congresso degli Enti Autarchici al teatro Massimo, Mori mentre riceve diversi omagg e ringrazia tutti, arriva un gruppo di donne di Gangi della delegazione madonita che partecipa al congresso. E’ uno scapolare di seta bianco. Le parole di Mori sono queste, “…A voi Signore elettissime che dalla provata e generosa Gangi qui veniste in atto di suprema gentilezza ad onorarmi di un gesto squisitamente femminile che parla all’anima la mistica parola di un sacro rito simbolico; a voi donne, nobilmente e santamente donne che nel nome delle donne di Gangi veniste a portare in questa maschia adunanza, corsa dal fremito delle vigile d’armi una luce raggiante di dolcissima poesia, io affermo anzitutto solennemente qui che il tempo degli incubi, delle ansie, delle angosce, degli improvvisi lutti sanguinosi, è finito per sempre”. (La folla sorge in piedi acclamando vivamente l’oratore). E a voi mi inchino reverente, ringraziandovi commosso e rendendo in voi il mio più alto omaggio alla purissima, Immacolata e fiera femminilità Siciliana che illustra questa terra generosa di madri eroiche e di spose esemplari“…
Gli scialli neri, segno di un lutto eterno, oggi sono bianchi. Il tempo degli incubi, per quelle donne, è finito per sempre.
Francesco Paolo Ciulla

Articoli di Sicilia Nuova del 1926
(sicilia.admaioramedia.it)
La vicenda Mori è molto complessa, indubbiamente ebbe un significato nell’affermare, anche in un luogo come la Sicilia, la primazia dello Stato e della legge. Riuscì in qualche modo a frenare la bassa mafia, non ebbe molta fortuna con l’alta mafia che come un camaleonte era penetrata nei gangli del nuovo regime. La vicenda Cucco, che fece le spese del suo collocarsi sulla frontirera della vera legalità, è in questo senso emblematica
Riguardo la circostanza del “taglio dell’acqua” al paese di gangi nel 1926, diciamo che la circostanza è vera o comunque plausibile.Infatti un primo acquedotto era stato costruito nell’Ottocento.Oggi erroneamente se ne smentisce l’attendibilità.