“Cristalli di sale” è il titolo suggestivo di un’elegante collana editoriale che ha visto la luce l’anno scorso e che conta già quattro pubblicazioni. Grazie al coraggio di una giovane e combattiva casa editrice di Trapani, la Margana edizioni, voci conosciute e meno conosciute hanno trovato spazi fecondi sotto la guida di Peppe Occhipinti, direttore editoriale della collana e di Mariza D’Anna, giornalista de La Sicilia.
Il sale delle saline trapanesi ha ispirato il progetto, legato sì ad un territorio un po’ emarginato dove non sono molte le occasioni di confronto e di scambio ma sono molti gli autori che lavorano in silenzio e raccolgono frutti fuori dalla “patria”. Il progetto nasce proprio dalla volontà di dichiarare l’esistenza in vita di un presidio letterario in una realtà che vuole scardinare i confini in cui è incolpevolmente emarginata.
La quarta pubblicazione, dal titolo “Polifonia”, riassume con maggiore forza l’intento dei promotori. Si tratta di scritti di nove autori che si sono fatti liberamente ispirare dalla città di Trapani e hanno scelto di raccontarla con il registro vocale e lo stile che sono a loro più congeniali. Ognuno secondo una diversa prospettiva – nelle forme della storia, del racconto, del diario, della narrazione e della visione fantastica – ha voluto rendere omaggio alla città tracciando in poche pagine un segno distintivo tale da fornire al lettore uno spunto di riflessione o un’angolazione sconosciuta dalla quale scorgere visuali inedite e godersi, nel tempo della lettura, una Trapani semplicemente rivelata.
La prima uscita della collana, “Il figurante” è una narrazione dell’esperienza vissuta da Peppe Occhipinti durante la lavorazione della fiction per la Tv “Il commissario Maltese” e sua è anche la terza pubblicazione da titolo “La polvere del viaggio”, un taccuino che raccoglie appunti di viaggi che l’autore ha fatto nel corso del tempo.
Il secondo libro è di Mariza D’Anna; il titolo è “Il ricordo che se ne ha”, tratta da una citazione del poeta Charles Wright, una memoria personale (e poi anche collettiva) della sua famiglia arrivata in Libia nel 1928 con il suo bisnonno e costretta a fuggire, con altri ventimila italiani, nel 1970 cacciati dal colonnello Gheddafi. Il libro-memoria ripercorre la storia di quasi mezzo secolo di una famiglia siciliana che, strappando le terre al deserto, riuscì a realizzare una azienda agricola di 1300 ettari ma racconta anche la vita quotidiana a Tripoli e i rapporti pacifici tra arabi e italiani.
Così Trapani, anche se non può vantare al pari di altre province siciliane premi Nobel come Pirandello e Quasimodo, né uno Sciascia o un Camilleri, né un Tomasi di Lampedusa o Vincenzo Consolo, si è messa al lavoro per darsi una sua identità letteraria contemporanea e trovare un posto all’interno del ricco e variegato panorama siciliano.
Francesca Fontana
(sicilia.admaioramedia.it)