“Se i fatti sono questi Siri si deve rimettere dal governo. Va bene aspettare il terzo grado di giudizio ma c’è una questione morale e se c’è un sottosegretario coinvolto in un’indagine così grave non è più una questione tecnico-giuridica ma morale e politica”. “Non so se Salvini concorda con questa mia linea intransigente ma il mio dovere e tutelare il governo e credo che anche a lui convenga tutelare l’immagine della Lega”. Così il vicepremier Luigi Di Maio ha commentato la notizia dell’indagine che vede coinvolto il sottosegretario ai Trasporti, il leghista Armando Siri, genovese di 47 anni, sotto inchiesta per corruzione con altre nove persone, nell’ambito di accertamenti svolti dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani, per conto della procura di Palermo.
L’indagine, condotta in parallelo anche dai pm di Roma, ipotizza uno scambio di favori, utilità e denaro per agevolare aziende considerate vicine a un noto imprenditore dell’eolico, Vito Nicastri, di Alcamo, da un anno agli arresti domiciliari, ma che anche da casa – e nonostante sia stato raggiunto da una maxiconfisca da un miliardo di euro – avrebbe continuato, tramite un familiare, a manovrare per fare affari. La parte palermitana e trapanese dell’indagine ipotizza anche l’aggravante dell’agevolazione di Cosa nostra, non formulata nei confronti del sottosegretario. Nicastri, per effetto della nuova indagine, si è visto aggravare la misura cautelare che lo teneva ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni, ed è stato riportato in carcere. Sono intanto state disposte perquisizioni, che vengono svolte in queste ore simultaneamente a Palermo, negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia, e a Roma, oltre che nell’abitazione e nelle pertinenze dello stesso Nicastri, indicato anni fa dal Financial Times come il “signore del vento” e ritenuto un prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro, che sarebbe suo socio occulto. Al centro delle verifiche disposte dai pool coordinati, a Palermo, dal procuratore aggiunto Paolo Guido e, nella Capitale, dall’aggiunto Paolo Ielo, una serie di permessi gestiti dalla Regione Sicilia, con l’assessorato all’Energia. Il fine ultimo di Nicastri sarebbe stato quello di fare approvare una normativa che avrebbe previsto ulteriori incentivi e finanziamenti negli investimenti nel campo delle energie alternative. Tra gli indagati anche un docente universitario, Paolo Arata, genovese, 68 anni, già deputato nazionale di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile: negli anni scorsi è stato uno dei sette professori a cui Matteo Salvini ha affidato la stesura del programma di governo della Lega. Secondo l’ipotesi investigativa, Arata sarebbe stato uno dei personaggi che avrebbero avuto contatti e fatto da tramite con Siri. Secondo la procura, le investigazioni effettuate hanno svelato lo stretto collegamento tra Arata ed esponenti del partito della Lega, in particolare il sottosegretario alle infrastrutture Siri, stimolato da Arata a promuovere una modifica regolamentare degli incentivi connessi al mini-eolico. Secondo l’accusa sarebbe stata di 30mila euro la mazzetta intascata Siri per introdurre una norma nel Def che avrebbe favorito alcuni imprenditori nel campo delle energie rinnovabili. L’emendamento però non è mai passato.
Tra gli indagati anche un dirigente della Regione, Alberto Tinnirello, responsabile del Servizio III Autorizzazioni e concessioni del Dipartimento Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica utilità dell’Assessorato regionale all’energia.
“Non so niente. Non ho idea, non so di cosa si tratti. Devo prima leggere e capire. Ho letto di nomi che non so”. E’ la prima reazione a caldo del sottosegretario Siri. “Sicuramente – ha aggiunto – non c’entro niente con vicende che possano avere risvolti penali. Mi sono sempre comportato nel rispetto delle leggi. Sono tranquillo”.
(sicilia.admaioramedia.it)