L’intervento del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra nell’inchiesta “Artemisia”, aperta dalla Procura di Trapani, non piace alla Camera penale di Palermo. Morra, nel corso della visita a Trapani e Castelvetrano, commentando l’incompetenza territoriale della magistratura trapanese, rilevata dal tribunale del riesame di Palermo, che ha rimesso in libertà alcuni indagati, ha sostenuto che la questione si potrebbe “recuperare al più presto” e che “la procura non può certo rimanere inerte”.
E la procura presieduta da Alfredo Morvillo l’8 aprile aveva già depositato una memoria in cui viene contestata la presunta incompetenza territoriale, citando anche un episodio di estorsione, non inserito inizialmente nell’ordinanza, ma che ancorerebbe il fascicolo al tribunale di Trapani, essendo stata commessa nel territorio di competenza.
“Una illegittima e indebita invasione di campo – la considera però in una nota il sindacato delle toghe palermitane, presieduto da Fabio Ferrara -. I provvedimenti giurisdizionali, quando non si condividono, si impugnano secondo le regole previste dal codice di rito. Ogni ulteriore attività tendente a orientare un qualsiasi procedimento giurisdizionale – conclude il comunicato dei penalisti – si pone in netto contrasto con la cultura della giurisdizione e con i principi dello Stato di diritto”.
L’inchiesta Artemisia ipotizza una serie di corruzioni e di interventi indebiti a Castelvetrano, di una ‘associazione segreta’ infiltrata in alcune logge massoniche, che manovrava la politica e l’economia cittadina. Si tratterebbe della competenza del tribunale di Trapani o di quello di Palermo nei confronti delle 27 persone sottoposte a misure cautelari. (red)
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