“Sono a disposizione dei magistrati qualora volessero sentirmi”. Così l’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon che, riferisce l’Ansa, non è indagato, ha risposto ai cronisti sui rapporti con il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione, che emergono dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo. Pierobon difende il suo modo di operare e a chi gli ha chiesto se considera normale parlare al telefono o scambiare sms con imprenditori che presentano progetti alla Regione Siciliana ha risposto: “Devo ricevere e parlare con tutti, questo è il mio ruolo: io voglio costruire qualcosa in Sicilia e dare risposte”. Arata è stato arrestato per corruzione nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palermo che coinvolge anche il socio, il ‘re dell’eolico’ Vito Nicastri, ritenuto prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro.
Pierobon ha confermato di avere avuto diversi contatti con Paolo Arata, il primo all’inizio di maggio dell’anno scorso quando gli fu presentato da due funzionari dell’assessorato, poi ha letto più sms e messaggi whatsapp scambiati con il faccendiere che faceva pressioni per avere le autorizzazioni per il progetto della società Solgesta, finita nell’inchiesta della Procura di Palermo. Gli scambi di messaggi sono finiti nel rapporto della Dia.
La Solgesta srl con cui il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palermo assieme al suo socio Vito Nicastri e che coinvolge anche dirigenti e funzionari regionali indagati era iscritta nella white list della Prefettura? E’ l’interrogativo rimasto senza risposta durante la conferenza stampa di Pierobon, per spiegare i rapporti, emersi dalle carte della Dia, intrattenuti con Arata. Pierobon e il suo staff hanno spiegato che per legge le pratiche arrivano alla firma del dirigente del dipartimento solo se le imprese proponenti risultato iscritte nella white list della Prefettura e quindi sono pulite. Per l’assessore e il suo staff dunque se l’incartamento della Solgesta è giunto sul tavolo del dirigente generale Salvo Cocina, che l’ha rigettata, “era iscritta nella white list”. Alla domanda se lo staff dell’assessore ne avesse contezza, la risposta è stata “no”, dando per scontato che tutto fosse in regola
“Si’, parlai della Solgesta col presidente Musumeci – ha aggiunto Pierobon, – dicendogli che questa azienda sosteneva di avere difficoltà con la burocrazia, e ne parlai anche col collega Toto Cordaro: non sapevo chi fosse Arata, per me era un imprenditore. Solo dopo l’inchiesta ho capito. Se venissi a conoscenza che qualcuno sapeva ma non mi ha avvertito prenderei subito provvedimenti”.
Alla domanda se il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè lo abbia chiamato per dirgli di parlare con Arata, Pierobon ha risposto: “Non lo ricordo, ma Miccichè mi avrà chiamato una-due volte da quando sono assessore, non chiama mai”. L’assessore ha spiegato di essersi interessato solo perchè l’imprenditore lamentava problemi con la burocrazia per ottenere l’autorizzazione e la Via a progetti per la realizzazione di impianti, ma di non aver alcun interesse privato. Nonostante per almeno due volte Arata lo abbia invitato a cena, l’assessore ha precisato di non avere avuto con lui alcuna frequentazione e di avere sempre glissato gli inviti. A parte il primo incontro avvenuto in assessorato dove gli fu presentato nei primi giorni di maggio, Pierobon ha confermato di aver incontrato Arata altre volte e sempre su sollecitazioni del faccendiere preoccupato perchè le sue pratiche non andavano avanti. E alle minacce di Arata pronto a rivolgersi alla Procura pur di far valere i propri diritti imprenditoriali, Pierobon ha detto di avere spinto l’ex parlamentare a farlo. L’ultimo incontro con Arata, ha detto l’assessore, l’ha avuto alla vigilia di Pasqua. “Disse che passava dalle parti dell’assessorato e voleva farmi gli auguri di Pasqua”. Subito dopo l’inchiesta della Procura ha scoperchiato gli interessi del faccendiere. (red)
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