La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di chiusura dell’indagine, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, al deputato regionale di Forza Italia Stefano Pellegrino, accusato di corruzione elettorale in concorso. Il nome del parlamentare marsalese, componente della commissione Antimafia, da cui si è autosospeso lo scorso febbraio appresa dell’inchiesta, è emerso in una indagine che ha coinvolto gli imprenditori di Campobello di Mazara Mario Giorgi e Calogero Luppino, che erano stati arrestati. Anche nei loro confronti è stata chiusa l’inchiesta. Pacchi di generi alimentari e spesa in cambio di voti: così Giorgi e Luppino, re delle scommesse online nel trapanese, avrebbero comprato le preferenze elettorali per Stefano Pellegrino, eletto alle ultime elezioni regionali con oltre 7 mila voti in provincia di Trapani.
Oltre a Pellegrino, Calogero Luppino, accusato di associazione mafiosa e Giorgi, che risponde di corruzione elettorale aggravata dall’avere favorito Cosa nostra in concorso con il deputato e associazione mafiosa, l’avviso di chiusura dell’indagine è stato notificato a Francesco Catalanotto, accusato di estorsione, Paolo De Santo e Giacomo Barbera, indagati per favoreggiamento, Maria Tocco e Antonio Cocuzza, indagati per corruzione elettorale. Avrebbero ricevuto i “regali” da Giorgi in cambio del sostegno elettorale a Pellegrino. Luppino ha costruito un impero nel settore delle scommesse online grazie, secondo i pm, all’aiuto delle cosche di Castelvetrano e Mazara del Vallo che dall’imprenditore avrebbero ricevuto “finanziamenti”. Per gli inquirenti parte dei ricavi delle scommesse sarebbero andati anche ai familiari del boss latitante Messina Denaro. Originario di Campobello di Mazara, strettissimi rapporti con uno dei cognati del padrino latitante, Rosario Allegra, Luppino finanziava, oltre alla famiglia di sangue di Messina Denaro, diversi clan della zona. In cambio la mafia obbligava gli esercizi commerciali a installare i device delle sua società, minacciando di ritorsioni i titolari che si rifiutavano. Indagine chiusa anche per altre cinque persone accusate di intestazione fittizia: sarebbero stati prestanomi di Luppino. (red)