Il mandamento di Trapani è uno dei quattro mandamenti della provincia di Trapani, storicamente con un ruolo di rilievo all’interno della geografia di Cosa Nostra, come quello di Alcamo che con Vincenzo Rimi ebbe uno dei leader dell’intera organizzazione criminale, e con legami parentali con le famiglie palermitane e con quelle americane. Tra gli anni ’60 e anni ’70 al vertice vi erano i fratelli Minore: Salvatore e Calogero. Nella seconda guerra di mafia, iniziata nel 1981, Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, capo del mandamento di Castelvetrano, insieme a Mariano Agate, al vertice di quello di Mazara del Vallo, si schierarono con i corleonesi.
Non così Salvatore “Totò” Minore, legato alla vecchia mafia, che fu allora ucciso a Palermo nel novembre 1982, nel corso di un summit organizzato da Riina per “un’accomodamento”, e il suo corpo non fu mai trovato. Il fratello Calogero morì d’infarto nel 1998 senza subire condanne definitive. Per questo per anni gli investigatori ritennero che Totò Minore fosse solo latitante, mentre invece il vertice del mandamento era già in mano a Vincenzo Virga. Solo dopo l’arresto di un affiliato a Cosa nostra, Pietro Scavuzzo, e la sua collaborazione nel 1993, gli investigatori dei carabinieri poterono fare una mappa dei nuovi equilibri mafiosi in provincia di Trapani.
E così il 24 marzo 1994 il Nucleo operativo dei carabinieri di Trapani condusse il primo grande blitz antimafia condotto in provincia, denominato operazione “Petrov”, con 74 mandati di custodia cautelare, ma 15 sfuggirono alla cattura tra cui lo stesso Virga, fino ad allora considerato un incensurato imprenditore con diversificate attività, dalle imprese di calcestruzzo alle agenzie di viaggi, che furono sequestrate.
Virga fu arrestato solo nel 2001 da agenti della mobile di Trapani, in un casolare della “sua” Fulgatore, e sconta l’ergastolo. Poi il ruolo passò a Francesco “Ciccio” Pace anche lui imprenditore, ma il nuovo reggente nel 2008 fu condannato a 20 anni.
Oggi, con l’operazione “Scrigno”, gli investigatori svelano i nuovi vertici: i figli del vecchio boss, Francesco Virga (1970), già una condanna a 9 anni per associazione mafiosa, e Pietro (1973).
In mezzo a tutto questo una scia di sangue in città e nelle contrade vicine: il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, il sociologo e giornalista Mauro Rostagno, la strage di Pizzolungo, che doveva eliminare il giudice Carlo Palermo e che uccise una madre e i suoi due gemellini, il giudice Alberto Giacomelli, l’agente della penitenziaria Giuseppe Montalto. (RED)
Vincenzo, Francesco e Pietro Virga.
(sicilia.admaioramedia.it)