“Fu Salvo Lima a fornire ogni utile informazione sui movimenti del giudice Scopelliti a Salvatore Ercolano, cugino di Nitto Santapaola”. È una delle affermazioni, come scrive oggi la Gazzetta del Sud, rese in video conferenza dal collaboratore di giustizia di “Cosa nostra” Maurizio Avola, sicario della cosca Santapaola, autore di decine di omicidi, sentito nell’udienza del processo “Gotha” in corso a Reggio Calabria, parlando dell’omicidio del sostituto procuratore generale della Corte di Cassazione Antonino Scopelliti. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia reggina Giuseppe Lombardo, Avola ha poi affermato che oltre a lui, del commando che il 9 agosto del 1991 a Campo Calabro uccise Scopelliti, fece parte anche il boss latitante di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.
«La nostra strategia stragista cominciò proprio a Villa San Giovanni», ha detto Avola, che ha anche riferito dei rapporti “intensi” che si erano creati tra il clan Santapaola e il boss della ‘ndrangheta Paolo De Stefano, che il pentito – ha raccontato – veniva a trovare in Calabria in compagnia di Salvatore Ercolano per discutere di strategie criminali e affari, come l’acquisto in Medio Oriente di una nave carica di hashish.
Lo scorso marzo il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, aveva affermato nel processo “’Ndrangheta stragista” che l’omicidio Scopelliti fu deciso come “gesto preventivo” per rafforzare i legami di Cosa nostra con la ‘ndrangheta. Brusca ha anche riferito delle dinamiche interne a Cosa nostra, dei rapporti tra Riina e Giuseppe Graviano, imputato in «ndrangheta stragista», rimasto fedele alla linea dura del boss corleonese insieme a Leoluca Bagarella, Salvatore Biondino e Matteo Messina Denaro – quest’ultimo indagato nella nuova inchiesta sull’omicidio Scopelliti insieme ad altri 17 boss calabresi e siciliani – e sui contrasti sorti tra Bagarella e Provenzano subito dopo l’arresto di Riina per il comando di Cosa nostra, mai sopiti. (red)
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