“Da questa indagine è emerso il modo in cui è stato asservito un pezzo della Pubblica amministrazione, in modo militare, pretendendo che l’assessorato fosse una propaggine degli interessi di Confindustria”. Lo ha detto il presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, presentando a Palazzo dei Normanni, i risultati dell’indagine conoscitiva relativa al cosiddetto “sistema Montante“. Il lavoro della commissione dell’Assemblea regionale siciliana è durato dieci mesi e sono state svolte 49 audizioni.
“Abbiamo ascoltato tutti i dirigenti che si sono succeduti – ha spiegato -, ci sono state due categorie di comportamenti nei loro confronti: quelli da premiare perchè disponibili alla benevolenza e alle direttive e quelli che andavano cacciati via. Con liste di proscrizione elaborate a tavolino in cui si decideva quelli che dovevano uscire dagli assessorati”. Fava ha anche parlato dei “provini che questi dirigenti fossero chiamati a tenere prima di entrare all’assessorato. Provini da fare a casa di Montante. In un caso arrivando anche alla impudenza di fare mettere per iscritto al dirigente che doveva essere indicato dall’assessore, ciò che Montante voleva che facesse. Una scrittura privata totalmente illegittima in triplice copia: una da dare all’Assessore, una a Montante e una al futuro dirigente”.
Viene da chiedersi: ma alcuni di questi dirigenti dell’era Crocetta ricoprono ancora ruoli di vertice nella amministrazione Musumeci o addirittura sono stati promossi?
“Per molti anni è esistito un governo parallelo – ha aggiunto Fava – che ha occupato militarmente le istituzioni regionali e che ha spostato i luoghi di determinazione e controllo delle scelte di spesa fuori e altrove”. Molto spesso è stata utilizzata “la lotta contro la mafia per proprio salvacondotto – ha aggiunto -. Un’antimafia dei padroni e degli affari”. L’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta, “era più un mero esecutore. Ci sarebbe piaciuto chiederglielo ma – ha chiosato Fava – ha ritenuto di non aderire al nostro invito, non sappiamo se perchè fosse impegnato a Bruxelles o alla bouvette dell’Ars…”. Fava sottolinea un dato preoccupante: anche dopo il febbraio 2015 (quando viene reso nota la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati per mafia) “non solo Montante continua a frequentare ministri, prefetti e questori che ritengono di non adottare cautele ma addirittura – afferma – il sistema che lo tutela rilancia e viene disposto un aumento del livello di protezione per motivi a noi non noti”.
La Commissione ha approvato la corposa relazione – 120 pagine più allegati – votata all’unanimità dai commissari e resa disponibile oggi al termine della conferenza stampa. (red)
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