
La stazione di Caltagirone
Se uno sventurato siciliano, o anche un turista, volesse utilizzare la ferrovia da Trapani per raggiungere Ragusa dovrebbe trascorrere in treno ben 13 ore e 5 minuti, partendo alle 6,46 per giungere, dopo aver cambiato e fatto lunghe soste a Piranieto, Palermo centrale e Caltanissetta Xirbi, a Ragusa alle 19,51. In questo semplice esempio c’è tutta l’arretratezza della linea ferroviaria dell’isola.
Oggi è stata riaperta da RFI (Rete ferroviaria italiana, l’impresa pubblica di F.S.), dopo la chiusura nel 2017, la tratta ferroviaria Catania –Caltagirone della linea ferroviaria a binario unico Catania-Caltagirone-Gela che, collega il versante jonico e il versante mediterraneo della Sicilia attraversando alcuni grossi centri urbani.

Il ponte crollato tra Caltagirone e Niscemi
Anzi dovrebbe, visto che dall’8 maggio 2011 la linea è interrotta, nella tratta Caltagirone-Gela. Il ripristino del ponte crollato, causa due anni fa della chiusura dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere pronto entro il primo semestre del 2021. Intanto questi ottanta chilometri saranno percorsi in un’ora e 40 minuti.
Secondo il rapporto “Pendolaria” di Legambiente il parco rotabile siciliano ha un’età media di 19,5 anni, il 58,9% dei treni che collegano l’isola ha più di 15 anni, mentre i treni regionali sono 174. Se prendiamo a confronto una regione media come la Toscana vediamo che i treni con più di 15 anni sono solo 12,2 % mentre ben 395 sono i treni regionali. Il parco rotabile ha un’età media di solo 11,8 anni.
Pendolaria individua la linea Agrigento-Palermo al sesto posto tra le peggiori d’Italia. “Chi da Agrigento deve raggiungere Palermo- scrivono – impiega 1 ora e 55 minuti (per il treno piu’ veloce), a una velocità media di 67 km/h. Sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni 90. Purtroppo, nonostante la domanda di spostamento tra le due città sia rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno: la colpa è della scarsità dei mezzi rispetto alla capacità della linea, soprattutto nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane”.

Alcamo Diramazione
E non parliamo della linea Trapani Palermo, una tratta di circa 100 chilometri, nemmeno presa in considerazione dal rapporto visto che la tratta diretta (cosiddetta via Milo) è chiusa, e occorre utilizzare la linea “via Castelvetrano”. Risultato il tempo più breve secondo il sito di Trenitalia, è alle 6, 46 del mattino da Trapani e dopo 4 ore e un minuto, con un cambio, arriva a Palermo centrale alle 10,47 ma può capitare di dover fare due cambi per un tempo di 4 ore e 46 minuti. Dal 25 febbraio 2013 la circolazione è stata sospesa, a tempo indeterminato, tra le stazioni di Trapani e Alcamo Diramazione. RFI ha completato solo nel 2017 il progetto preliminare del complesso delle opere, propedeutico per il progetto esecutivo. Poi seguiranno l’appalto, poi l’affidamento e infine l’esecuzione dei lavori. Praticamente alle calende greche.
E per una volta le colpe non sono tanto della Regione, ma di chi nei decenni passati, eletto in Sicilia a Montecitorio e palazzo Madama, ha assistito senza proferir parola che gli investimenti delle Ferrovie, dall’alta velocità alle linee regionali, si effettuassero da Napoli in su. Altro che autonomia differenziata. Il presidente della Regione Nello Musumeci, ha ben presente la questione e ha cercato già di intervenire con i vertici di RFI, incontrando nei mesi scorsi l’amministratore delegato, Maurizio Gentile. “Da troppo tempo – gli ha detto il governatore – la Sicilia e i suoi abitanti pagano un gap infrastrutturale rispetto al resto d’Italia. E’ giunto il momento di cambiare approccio, adottando lo stesso metodo che ha consentito, negli anni, a diverse aree del Paese di dotarsi di opere vitali per l’economia del territorio. La nostra Isola è una terra saccheggiata, da terzo mondo, che per avviare un processo di rinascita ha bisogno, da subito, di un cambio di passo: tratte veloci, stazioni decorose, reti efficienti”. Gentile, al di là di parole di circostanza, ha dato rassicurazioni sulla velocizzazione della Palermo-Catania e poco altro.
Catania e Palermo, quasi 200 chilometri di distanza, oggi sono percorsi dal treno in più di tre ore. Sono stati presentati a novembre 2018 i piani di lavoro per il collegamento tra Catania Bicocca e Catenanuova, il primo lotto della “nuova” linea ferroviaria, cui seguiranno i lavori per il lotto successivo che giunge fino a Dittaino. Secondo quanto detto negli ambienti di RFI, il completo rinnovamento della Catania – Palermo (e la conseguente velocizzazione del trasporto su ferro) dovrebbe arrivare per il 2024. Ma sempre, come la nostra autonomia speciale, a scartamento ridotto. (vorl)
(sicilia.admaioramedia.it)