Il ministero dell’Ambiente stoppa il Piano rifiuti messo a punto dall’assessore all’energia e rifiuti della Regione Siciliana Alberto Pierobon, tecnico in quota UDC. Una bocciatura contenuta, come scrive il Giornale di Sicilia, in una relazione di 35 pagine messa nero su bianco dal ministero guidato da Sergio Costa. Il Piano, secondo Roma, “non contiene gli elementi necessari alla formazione di un giudizio sulla sostenibilità ambientale”. Da qui la bocciatura: “Serve una profonda revisione” del documento. Tra le criticità rilevate anche l’assenza di dettagli riguardanti i termovalorizzatori: “Si rileva l’assoluta necessità di localizzare in Sicilia almeno due o più impianti di incenerimento di capacità pari al fabbisogno”.
Il ministero dell’Ambiente demolisce la strategia messa in piedi dalla Regione siciliana per uscire da una emergenza che dura da diversi lustri. Pierobon, che solo qualche ora prima aveva dichiarato: “Prosegue anche l’iter del piano e l’impianto regge”, ora prova a smorzare: “Stiamo approfondendo le consuete osservazioni del ministero dell’Ambiente. Avevamo già avuto diverse interlocuzioni coi tecnici romani su alcuni passaggi che comunque non toccano l’impianto del piano”. Allora non si capisce perché il piano sia stato inviato in commissione all’ARS. Sarebbe opportuno ritirarlo per evitare che succeda come per il Piano sanitario regionale, approvato più volte in Sicilia e poi sempre costretto a viaggiare tra Roma e Palermo, perché oggetto di rilievi al ministero. E si eviti di legare la bocciatura a contrapposizioni partitiche perchè il ministro Costa è un tecnico, e poi anche al ministero della Salute vi è un ministro grillino, ma il piano di Razza è passato.
Per i tecnici del ministero il documento è carente delle “informazioni e analisi tecniche fondamentali per valutare la sostenibilità del piano”. E gran parte dei contenuti, si legge fra le quaranta cartelle, “risultano inutili a tale scopo”. Per di più “importanti decisioni” sulla chiusura del ciclo dei rifiuti “sono rimandate a future valutazioni e non si comprende quale sia il percorso per raggiungere alti livelli di raccolta differenziata”. Su questo aspetto, peraltro, i dati forniti dall’esecutivo regionale risulterebbero difformi rispetto a quelli forniti dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Contestata anche l’assenza di linee guida che non possono essere demandati agli enti locali; e fa storcere il naso la circostanza che il piano regionale si basi su una proposta normativa e non su una legge in vigore. Rilievi infine pure di natura “sintattica e semantica” del piano, simbolo di una certa superficialità e disattenzione nella redazione del piano. (Vorl)
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