”Nell’Islam non esiste porgere l’altra guancia. La legge di Allah si applica con la spada, e bisogna essere crudeli con i traditori e con i ribelli”. Così diceva Giuseppe Mistretta, detto ‘Yusuf’, il palermitano di 26 anni arrestato all’alba con l’accusa di terrorismo islamico insieme a Ossama Gafhir, un cittadino marocchino di 18 anni. Una radicalizzazione iniziata nel 2017, cominciando a frequentare un luogo di culto islamico della provincia di Palermo.
L’arresto è avvenuto in esecuzione al decreto di Fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, dipartimento per i reati in materia di terrorismo. A svolgere le indagini gli investigatori della sezione Antiterrorismo della Digos di Palermo nell’ambito dell’operazione denominata “Jannah”. Sono state effettuate diverse perquisizioni domiciliari, disposte dalla Procura, nei confronti dei due indagati e di altri soggetti, al fine di ricercare materiale di propaganda di azioni di natura sovversiva e/o eversiva.
I due conosciutisi su internet, si sono addestrati per mesi per compiere atti terroristici e di sabotaggio preparandosi all’uso di armi e allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria.
L’italiano, convertito all’Islam, è stato arrestato a Brescia ed è indiziato dei reati di istigazione a delinquere per essersi reso responsabile, secondo quanto riportato dagli investigatori, di aver pubblicamente fatto apologia di più delitti in materia di terrorismo, condividendo materiale avente carattere estremista-jihadista e mantenendo i contatti con soggetti, italiani e non, convertiti alla fede islamica noti per il loro livello di radicalizzazione. Tali condotte, hanno fatto sapere gli inquirenti, sarebbero state realizzate attraverso i più noti social network, condividendo materiale propagandistico dell’estremismo jihadista e soprattutto dello Stato Islamico, sia di tipo documentale: fotografie, istruzioni, mappe, vessilli, testi di discorsi estremisti riportanti il simbolo dell’Isis, e altro, sia di tipo video-fotografico: scene e canti di guerra, immagini di guerriglieri, video di esplosioni e di combattimenti, e altro. Materiale di cui si sarebbe rifornito sia in rete sia ricevendolo da soggetti vicini all’estremismo islamico, residenti su tutto il territorio nazionale, di cui alcuni propugnatori dell’ideologia salafita e della imposizione anche violenta delle regole della Sharia nel mondo occidentale e in Italia in particolare.